Il tono di questo post è para-lirico. Capitemi, l'emozione di fare autografare una copia de Il pugno invisibile a Settore gioca questi scherzi.
Per farla breve: sono stato a Pavia, ho mangiato la torta Vigoni con Roberto e ho fatto un giro della città. Domani vado a correre 20 km. La copia autografata e morsa andrà in premio a chi indovina il tempo in cui finisco la mezza maratona di Verona (o si avvicina di più). Via alle scommesse!
Per farla lunga:
In attesa del pieno recupero, dopo l'influenza, il convalescente maratoneta intraprese una gita a Pavia.
A che fare? Vi chiederete.
A fare ciò che promise: ottenere l'autografo di Roberto Torti su una copia de Il pugno invisibile. Codesto è, infatti, il premio in palio per chi più si avvicina al tempo che il maratoneta impiegherà per ultimare la mezza di Verona.
L'impresa non fu ardua. Addolcito dalla torta Vigoni, e messo davanti alle sue stesse parole, il magnifico Settore si produsse in una dedica sublime.
Ecco l'Inter-poeta mentre verga la prima pagina dell'Opera scritta insieme a Silvia Parisi
Ebbro di gioia, morde la Sua creatura come fosse una medaglia olimpica (o un panino)
Dopo tanto fascino (Pavia) e tanta simpatia (Settore) il maratoneta si riprese definitivamente dall'influenza. "Domenica sieno 20 km". Sentenziò. Ma questa è un'altra storia. E ve la racconterà domani.
Fu un'intervista molto interessante. Purtroppo non fu pubblicata sul noto quotidiano per ragioni politiche. Era scomodo per loro dedicare spazio alle maratone di Milano e Londra, dirette concorrenti della maratona di New York.
Quando ho saputo che sarei stato intervistato da Roberto Torti non volevo illudermi. Temevo a un altro caso New York Times. Temevo che ancora una volta i poteri forti sarebbero intervenuti a impedire la pubblicazione.
E invece è successo: Roberto, anche noto come Settore, ha dedicato spazio sul suo sito al progetto Milano-Londra.
C'è una rivista sulla corsa che, da abbonato, leggo ogni mese.
E' la rivista da cui traggo le informazioni "tecniche" che pubblico su Milano-Londra.
E' la rivista da cui ho tratto l'editoriale pubblicato nel post "Pausa."
E' la rivista sulla corsa che può leggere anche chi non corre. Può leggerla il podista che deve ancora comprare le sue prime scarpe e l'ultramaratoneta scafato.
Runner's World esce nelle edicole italiane ogni mese da febbraio 2006.
Tutti i mesi su Runner's World sono pubblicati articoli di costume, interviste, consigli per iniziare a correre o per migliorarsi, ricette, il calendario del mese.
Runner's World è presente con i suoi stand in tutti i principali eventi dedicati al mondo della corsa.
Lo spazio di stasera è dedicato al Mondo dei Podisti.
Queste brevi note per comunicare che sto meglio. L'influenza sembra essere passata. Domani andrò a lavorare e, spero, domenica riprenderanno gli allenamenti.
Grandi notizie, infine. Ho finalmente aggiornato la pagina "cosa portate?".
Aggiornata anche la Hall of Fame. E non solo con Runner's World. Grazie.
Stare a casa per l'influenza mi consente di fare tante cose: far partire la lavatrice, ascoltare il ruggito del coniglio, navigare liberamente su internet. E pubblicare amenità sul blog.
Oggi inizia il capodanno cinese. E' l'anno del coniglio.
In altri tempi non me ne sarei interessato.
Oggi però ho ricevuto un video sul capodanno cinese da un amico che sta in Cina:
Ho visto il servizio del Corriere sul capodanno cinese in Via Sarpi a Milano. A due passi da casa mia.
Ripetute molto toste e importanti. Sarà molto affannato alla fine dell'allenamento. Tornerà a casa e aggiornerà garrulo il blog.
Sto st***zo.
Nell'universo in cui vi trovate, Valerio si è svegliato con un po' di gonfiore di stomaco, ed è andato a lavoro con lo Spazio missile. E il gonfiore non era dovuto al ciclo, se ve lo state chiedendo.
Dalle 14 alle 16.30 ha irrorato la tazza del gabinetto di succhi gastrici e minestrone. Alle 17 ha verificato che la temperatura corporea fosse ad almeno 37,5°. Ed è tornato a casa con lo Spazio missile.
In questo universo parallelo Valerio secerne liquidi da ambo i lati. E ha la febbre.
Potrebbe dipendere da una malattia terminale. Da un virus influenzale. O da una creatura aliena impiantatasi nel suo stomaco.
Non importa. Quello che conta è che il Valerio di questo universo oggi non ha corso le ripetute. E con ogni probabilità non correrà neanche domani e dopodomani.
Ci sono aspetti positivi in tutta questa vicenda.
Potrà farsi coccolare. Perderà peso. Gli addominali lavoreranno tantissimo.
Se la causa è una creatura aliena finirà nei libri di storia. E su Wikipedia.
La vita di Giovanni Parisi è una maratona infinita. Due passaggi del libro sono particolarmente evocativi: il racconto di quando deve perdere tre chili per poter partecipare alle olimpiadi, e la scoperta di avere pugnato con una frattura longitudinale del metacarpo.
Che non so esattamente che cosa sia, ma deve fare molto male. Un po' come correre cinque chilometri con i crampi per arrivare al traguardo. Moltiplicato per mille.
2) Il film è Il maratoneta con Dustin Hoffman, Laurence Olivier e Roy Scheyder.
Lo so, è banale. Ma tutte le volte che corro le ripetute penso alla scena in cui Dustin Hoffman si fa cronometrare a Central Park.
Scena così importante che non viene minimamente considerata nel trailer. Deve averlo fatto un marciatore sto trailer.
3) Sulla musica non ho dubbi nè esitazioni: Gobbledigook dei Sigur Rós.
I Sigur Rós sono un gruppo islandese piuttosto eccentrico. Nel loro repertorio ci sono canzoni orecchiabili (ad es. Hoppipolla), sperimentazioni futuristiche, e registrazioni di rumori affini a quelli che fa il cucchiaio strisciato sulla grattugia.
Gobbledigook è mooolto sperimentale. Non so definirla esattamente. Mi da l'idea di un chiasso organizzato e melodico.
Con Gobbledigook nelle orecchie riesco a correre le ripetute da 1 km in 3'20''.
Il video della canzone non è adatto a un pubblico minorenne.
Dieci è il voto di questa mattinata. Dieci sono i chilometri corsi prima dell'alba. Dieci sono i minuti impiegati a scrivere questo post.
Oggi allenamento defaticante. Dopo i bagordi di ieri ci sta. 10 km a ritmo lentissimissimo.
Sveglia presto, un giro per Piazza Duomo, due per il Parco Sempione, e di nuovo a casa. A sciogliere la pelle che nel frattempo si era ghiacciata. Come dicono dalle mie parti, nell'Oxfordshire: minchia du friddu.
Notizie grandiose della mattinata:
- le squadre delle staffette per la Milano City Marathon sono pronte;
- entra una strana luce dalla finestra dell'ufficio (credo sia il sole, ma non ricordo bene com'è fatto);
- bei contratti su cui lavorare;
- amico di Roma a cena. Non uno qualsiasi, uno da Hall of Fame.
E' il giorno dei titoli accattivanti. Vi sentite accattivati?
Domenica, tempo di tabelle. La settimana appena trascorsa è stata molto carica, 82 km macinati. Avevo scritto che la prossima sarebbe stata peggio. Mentivo.
Ok che sto bene, finora ho seguito sempre le tabelle e indosso la fascia dei F.lli Zurlo che mi rende invincibile. Però c'ho anche una vita. E le ginocchia potrebbero offendersi se le caricassi di nuovo come ho fatto questa settimana.
Tutto ciò premesso:
la tabella della settima settimana
Settimana di scarico con cinque uscite più la piscina. L'uscita di giovedì e la piscina in realtà potrebbero scomparire. La settimana prossima si annuncia pesante dal punto di vista lavorativo.
Se siete entrati cercando argomenti scabrosi, Nanni Moretti aveva ragione. La volgarità trionfa sempre.
Oggi parliamo del lungo.
L'allenamento lungo.
La funzione precipua dell'allenamento lungo è quella di abituare corpo e mente alla distanza. Mi esalta la parola "precipua".
Mente:
La maratona dura 42 km. Si corre di continuo tra le 3 e le 5 ore. Una noia pazzesca. Penseranno i più.
Lo è, lo è. Superato il 15° km si entra in uno stato depressivo. La strada davanti è ancora lunghissima e l'entusiasmo iniziale è finito. Si rischia di perdere la voglia di correre e la concentrazione. Il risultato è che si sprecano tante energie e si rallenta.
Arrivati al 30° km si ha meno strada davanti, ma le energie sono quasi finite. I 12 km che mancano sembrano un ostacolo insuperabile. Si rischia di lasciarsi andare a pensieri sconfortanti.
Con il lungo mi abituo a questi stati della mente. E cerco di superarli con razionalità.
Le prime volte provavo sensazioni orribili: noia, svogliatezza, affanno. Durante la maratona di Berlino anche paura.
Col tempo, e coi lunghi, questi stati della mente sono scomparsi, lasciando il posto solo all'endorfina.
Corpo:
Avete mai sentito parlare del muro? Arriva un momento della maratona in cui il corpo non ha più zuccheri da bruciare. E inizia ad aggredire i muscoli.
E' una sensazione molto spiacevole e a tratti dolorosa. Come nella vecchia pubblicità della Duracell, quando il coniglietto finiva le batterie. Ti fermi.
Con i lunghi si abitua il corpo al muro. Lo si sposta un po' più in là, diventa meno doloroso e, in teoria, dovresti riuscire a non fermarti o rallentare troppo.
Con il lungo ci si allena a bruciare meglio i grassi. (le persone sovrappeso possono stare tranquille, mi riferisco al grasso corporeo).
In tutte e tre le maratone che ho corso, intorno al 30° km ho avuto una fitta ai reni e mi sono fermato. Di colpo e senza repliche. Poi, dopo un po' di camminata, ho ripreso a correre. A Firenze anche con un buon ritmo.
Questa volta ho aggiunto lunghi alla tabella e confido di non avere questo problema. O di avercelo il più in là possibile.
O che nessuno veda il momento in cui comincio a imprecare, sputare e piangere.
De longi philosophia:
Ci sono due correnti filosofiche. Secondo alcuni il lungo deve essere lento. In questo modo si abituano le articolazioni e i tendini ai traumi della corsa prolungata.
Secondo altri il lungo deve essere veloce. Devi spremerti correndo alla velocità che vuoi mantenere durante la maratona, se non superiore. In questo modo ci si abitua a gestire le sensazioni della gara.
Secondo voi quale a quale corrente aderisco?
L'Allenamento di oggi
Il programma prevedeva 14 km a 4'40'' al km; 16 km a 4'20'' al km, e 2 km a 4'10'' al km.
Approfittando del blocco del traffico a Milano, ho deciso di fare un giro in centro. La buona notizia è che non ero l'unico podista. La brutta notizia è che c'erano anche le macchine.
Dopo 7 km di stop&go ai semafori ho deciso di infilarmi sul naviglio pavese. Per chi non lo sapesse, il naviglio pavese è una via d'acqua che collega Milano a Pavia. Accanto al naviglio ci sono strade e, in alcuni tratti, piste ciclabili. Una lunga linea dritta e piana in mezzo al nulla.
Avvistamenti faunistici di grande rilievo: una nutria che bruca l'erba, una nutria schiacciata da una macchina, un topo morto.
Nebbia e campi.
E in tutto quel chiarore sterminato, dove ogni lontananza si disperde, guardando quel silenzio smisurato, l'uomo si perde.
Per fortuna non mi sono perso. Tornato indietro son passato per il Duomo e Corso Vittorio Emanuele. Lì un ragazzo in bici mi ha incitato ad andare più forte. E sono andato più forte. Grazie ragazzo in bici.
A Parco Sempione, tornando a casa, un gatto nero ha cercato di tagliarmi la strada. La fascia dei F.lli Zurlo ha impedito che ciò avvenisse. Grazie F.lli Zurlo.
Il contachilometri alla fine segnava 14 km a 4'33'' al km, 16 km a 4'15'' al km di media e 2 km a 4' al km di media.